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I medici hanno messo a punto un sistema di sollecitazioni che sfrutta la musicoterapia, i trattamenti shiatsu, la logopedia, la realtà virtuale, la terapia cognitiva e occupazionale e la fisioterapia

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Autore : CRISTINA BERTOLINI

Tratto da Il GIorno di Monza e Brianza
Pubblicato il 7 febbraio 2017 ore 10:36

Monza, reparto di terapia intensiva

Monza, 7 febbraio 2017 – Un movimento inatteso, quello che in un paziente in stato vegetativo fa rinascere la speranza. «Un movimento inatteso», diventa, perciò, il nome del nuovo servizio proposto alla Casa di riposo San Pietro di Monza, sviluppato dall’équipe del progetto Slancio con la coop La Meridiana.

Obiettivo, sostenere gli sforzi di quei pazienti da tempo bloccati in un letto che mostrino però qualche segno di coscienza.

I medici hanno messo a punto un sistema di sollecitazioni che sfrutta la musicoterapia, i trattamenti shiatsu, la logopedia, la realtà virtuale, la terapia cognitiva e occupazionale e la fisioterapia. 
Costa 150mila euro per tre anni e viene supportato da una fondazione (che ha chiesto l’anonimato) che sosterrà la sperimentazione su una decina di pazienti selezionati sulla base delle speranze di ripresa.

«Progetto Slancio segue 60 ospiti di cui alcuni affetti da Sla e una cinquantina in stato vegetativo post trauma – spiega Roberto Mauri, direttore della coop – in questi anni stiamo assistendo ad un miglioramento dello stato di coscienza del 10 per cento di pazienti, una quota nettamente maggiore rispetto alla media.

“Un movimento inatteso” avrà lo scopo di consolidare ed estendere questi progressi e perciò stiamo attivando un nucleo operativo che offrirà una riabilitazione per 10 ospiti».
«Ogni paziente potrà avere una stimolazione mirata – spiega il dottor Andrea Magnoni, neurologo – fatta di fisioterapia motoria e respiratoria, abbinata a musicoterapia o altre cure». «Questo progetto – gli fa eco Carlo Monzillo, direttore organizzativo della struttura – ha la peculiarità di offrire una serie di stimoli che partono dalla valenza scientifica dei dati e aggiungono ricerca e creatività, per migliorare la qualità della vita del paziente, ma anche di operatori e familiari».

Per questo l’equipe della Meridiana ha avviato la collaborazione con lo staff neurologico della Clinica universitaria del San Gerardo (diretta dal professor Carlo Ferrarese), dell’Istituto Besta che sta realizzando un Data base regionale dei pazienti in stato vegetativo con l’aiuto degli ingegneri del Politecnico e di Michele Aldinio, inventore della prima poltrona per la realtà aumentata tattile.
È tutto da inventare… e la legislazione sanitaria fatica a stare al passo con le scoperte sul campo.
Da qui il paradosso: la normativa regionale pone a carico del Servizio sanitario i pazienti in stato vegetativo e quelli considerati in stato «di minima coscienza». Chi risponde costantemente agli stimoli viene considerato disabile grave e quindi deve contribuire alle spese per il ricovero.

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Tratto dal sito di "LA MERIDIANA" società cooperativa sociale

Da fine febbraio dieci ospiti della RSD San Pietro partecipano a Un movimento inatteso, un nuovo progetto de La  Meridiana destinato alla stimolazione plurisensoriale di pazienti che hanno manifestato episodi di ripresa di contatto visivo e tale rilievo potrebbe preludere ad un passaggio verso la coscienza minima.

Dal 2002 ad oggi, dapprima presso il Centro San Pietro e poi, dal 2014, presso la RSD San Pietro, sono stati ricoverati oltre 220 pazienti in Stato Vegetativo. “Durante questi anni di assistenza e cura degli Stati Vegetativi, –illustra Roberto Mauri, direttore de La Meridiana– si è assistito, qui, presso il nostro Centro, a un miglioramento dello stato di coscienza che ha interessato una significativa percentuale di malati: il 10% circa, una percentuale nettamente maggiore rispetto alla media indicata dagli studi scientifici inerenti all’esame generale dei casi di passaggio dallo stato vegetativo allo stato di minima coscienza. ‘Un movimento inatteso’ ha lo scopo di consolidare ed estendere questi miglioramenti.”

L’équipe, formata da quindici specialisti fra medici e personale sanitario, ha il compito di accompagnare il paziente e i suoi familiari. Per ogni paziente è stato stilato un piano di stimolazione individuale sempre associato alla fisioterapia quotidiana.

Già in questo primo mese di attività si segnalano positivi miglioramenti da parte dei pazienti interessati. Il trattamento prevede logopedia, terapia occupazionale e cognitiva, associate a terapie complementari quali la Musicoteria e  lo Shiatsu.

L’ambiente architettonico, nucleo Orione,  è stato studiato in modo da  fornire, grazie a colori, suoni, luci ed atmosfere, sollecitazioni sensoriali coerenti al progetto “Un Movimento inatteso”.
“In questa prima fase di attività – spiega  Andrea Magnoni – direttore sanitario de La Meridiana ci siamo concentrati sulla parte organizzativa  in modo che la riabilitazione possa svolgersi in maniera adeguata alle diverse esigenze dei pazienti e dei familiari. Nonostante emergano già alcuni segnali positivi, “Un movimento inatteso” è un progetto sperimentale e soltanto fra sei mesi potremo  valutare gli effetti terapeutici di questa attività. 

Un grande successo per alcuni pazienti sarebbe quello di poter passare ad una minimale coscienza ed alla possibilità di contatto e di minima comunicazione con il mondo esterno”.

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